Chapeau a Massimo Ranieri che, in barba ai suoi 66 anni ( l'età la dichiara lui stesso ad inizio spettacolo) regala due ore di grande show.
Premetto che non avevo mai visto live Ranieri,quindi l'appuntamento al Teatro Nuovo di Milano rappresentava per il sottoscritto qualcosa di imperdibile.
Lo spettacolo inizia con qualche minuto di ritardo, teatro sold out con una platea di non più giovanissimi, io stesso ne ho compiuti 50!
Appena si apre il sipario Ranieri ti trasmette subito una forte dose di simpatia unita ad una scarica di adrenalina appena inizia ad intonare : "Vent'anni" , si continua poi con "Io che non vivo" canzone che Pino Donaggio portò al Festival di Sanremo del 1965 e che venne ripresa in inglese da molti cantanti stranieri tra cui il mitico Elvis Presley.
Gli applausi si sprecano, le ovazioni pure per Massimo, un'autentica bestia da palcoscenico. Il cantante napoletano riesce a portare in scena quello che, per anni è stato il grande cavallo di battaglia di tutti i teatri italiani, un misto tra rivista ed avanspettacolo ma di grande classe. Ed allora ecco apparire, come per magia, il mitico Totò interpretato magistralmente da Ranieri che, tra mimica, movimenti e tonalità di voce riesce a calarsi perfettamente nell' indimenticabile ed insuperabile attore Antonio de Curtis.
La bravura di Ranieri è quella di portare sul palcoscenico non le famose canzoni di Totò, tipo Malafemmena, ma canzoni meno conosciute al grande pubblico.
La macchietta che il cantante rappresenta è un mix tra Totò, Peppino de Filippo e Nino Taranto, di quest'ultimo canta il brano " Quagliarulo se ne va".
Ranieri passa dal ricordo del grande Giorgio Strehler a recitare un sonetto di William Shakespeare.
Ripercorre il suo repertorio con "Ti Penso", " Se Bruciasse la Città" "Mi Troverai" prima di chiudere con il brano del grandissimo Charles Aznavour "Quel Che si dice" , il primo tempo dello spettacolo.
Il secondo tempo si apre con Massimo Ranieri che interpreta il brano di Pino Daniele "Je so pazzo" prima di declamare
in sala citazioni di Giuseppe Prezzolini e Lucio Anneo Seneca,
Si passa da : "Erba di casa mia" a " La Voce del Silenzio" , da " O Marinariello" a "Rose Rosse" , il tutto inframezzato da siparietti comici, altre canzonette napoletane, barzellette, citazioni, sino ad arrivare alla gran chiusura con
"Perdere l'Amore" , la canzone con cui Ranieri vinse il Festival di Sanremo nel 1988.
Il pubblico acclama il bis, iMassimo Ranieri si fa attendere, ma il sipario si riapre ed ecco altre due canzoni, la prima del celebre Renato Carosone "Pigliate na pastiglia", seguita da " Anema e Core" e non poteva essere altrimenti visto che, nelle due ore di spettacolo c'è tantissima anima e tantissimo cuore di uno dei grandi interpreti della Canzone Italiana.