"Galà-Night" straordinario quello del 22 febbraio organizzato in occasione dello spettacolo “Mary Poppins” in scena al teatro Nazionale ChaBanca di Milano. Lo spettacolo è l'esito della prima produzione italiana del musical. Rispetto al film ci sono delle particolarità non indifferenti che derivano dal'ononimo romanzo di Pamela Lyndon Travers. Ad esempio quando Mary Poppins lascerà la famiglia Banks in seguito alle lamentele dei bambini, arriverà a sostituirla la vecchia tata cattiva del papà dei piccoli. Questa scelta è stata probabilmente finalizzata a evidenziare l'importanza delle persone e delle istituzioni che socializzano i bambini durante la loro infanzia. Il papà George Banks infatti è cresciuto burbero, incapace di instaurare legami affettivi paritari e fondati sul rispetto proprio a causa della sua istruttrice, che gli ha insegnato ad essere disciplinato e risoluto a costo di perdere la sua umanità. Poi sarà la Tata Poppins e non il papà ad accompagnare i bambini alla visita della banca, dove lei e i piccoli incontreranno la signora dei piccioni durante il percorso. Anche la scelta di visitare il posto di lavoro del signor Banks è l'esito della decisione di Mary e non del padre come invece nel film.
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Anche qui il cambiamento è dovuto al voler sottolineare il ruolo formativo che ha la Poppins all'interno della famiglia nei confronti non soltanto dei bambini ma sopratutto dei genitori. Infine la presenza, all'interno del parco fatato, della signora dei discorsi e delle parole. L'esistenza di questa scena è finalizzata a rimarcare il ruolo e il potere che i discorsi hanno all'interno delle società. Come sosteneva Focault, chi detiene la conoscenza del discorso, impone le sue decisioni al prossimo. Ora le strade possono essere due: o sottomettersi alle decisioni di altri oppure, come propone ai bambini la “tata perfetta”, inventare nuovi discorsi, creando proprie parole alle quali dare significati stabiliti da noi, così liberandoci dalle catene create dai sistemi di pensiero tradizionali ed essere liberi.
Insomma la scelta - da parte del regista Federico Bellone - di riproporre il modo di narrare autentico della storia, pensato dalla sua autrice, è sicuramente azzeccato, perché coerente sia con il fine di rendere la produzione italiana “nuova”, inedita e non una copia della famosa versione di Broadway sia con quello di incentivare la riflessione rendendo ancora più trasparente, palese e chiara le finalità formative che il musical vuole instillare nei suoi spettatori.
A rendere memorabili tutti i Musical sono le tante canzoni che danno anima alla rappresentazione teatrale. In questa versione italiana abbiamo le storiche canzoni dei fratelli Sherman, come “Cam-Caminì” o “Un poco di zucchero”, che sono state eseguite nella traduzione del film del 1964. Fanno eccezione le strofe aggiunte e le nuove canzoni composte da George Stiles e Anthony Drewe: brani come “Cherry Tree Lanè”, “Esser Mrs. Banks” e “In pratica perfettà” (trad. di Franco Travaglio) che completano l'accompagnamento del libretto firmato dal Premio Oscar Julian Fellowes. La Mary Poppins italiana è Giulia Fabbri che dà vita ad un'interpretazione tecnicamente e stilisticamente molto buona, d’altronde si vede nei suoi occhi che ama il personaggio e si immedesima completamente in esso. Eccezionali gli attori che interpretano i bambini della famiglia Banks che durante gli spettacoli si alterneranno. Negli altri ruoli principali Davide Sammartano (Bert), Alessandro Parise (George Banks) e Alice Mistroni (Winifred Banks, nonché traduttrice del libretto). Di una simpatia esagerata sono stati gli attori che interpretano i domestici della famiglia. Gli effetti speciali - che permetteranno alla tata non solo di volare sopra la platea ma anche di dare vita ai giocattoli dei bambini e di realizzare altre magie - sono affidati a Paolo Carta, mentre i costumi anni '10 sono di Maria Chiara Donato. Le coreografie sono di Gillian Bruce, che si è rifatta all'originale inglese solo per il numero 'Supercalifragilistichespiralidosò, e la supervisione musicale è di Simone Manfredini.
La magia non è mancata, il divertimento neppure e tantomeno la riflessione. Ciò che adoro alla follia del testo “Mary Poppins” è il suo lato “rivoluzionario” per eccellenza cioè quello dove il maschilismo viene vinto dal femminismo. La signora Winifred rappresenta la tipica donna occidentale degli anni dieci, dedita alla famiglia, che malgrado abbia passioni proprie dovute alla sua frizzante personalità, deve tenerle soppresse perché il suo mestiere è “fare la signora Banks”, come talaltro il marito le ricorda sempre. Poi però c'è Mary che ha una personalità magica e al contrario di Winifred, “urla” il suo essere e lo “impone” al mondo. Sarà la Poppins ad insegnare a Winifred che il suo mestiere non è fare “la moglie di”, ma di vivere se stessa fino all'ultima cellula. Sempre Mary insegnerà a George il rispetto per le persone e instillerà in lui un senso di umanità che non gli è mai stato insegnato perché, al tempo in cui si è formato, svantaggiato da metodi educativi severi. Posso essere sereno nel dire che questo spettacolo è da vedere perché è davvero “supercalifragilistichespiralidoso”!
Quando Mary ha finito di svolgere il suo ruolo in casa Banks saluta i bambini e Michael non si trattiene e corre a stringere forte la sua “tata perfetta”. Qui scambiano delle battute di affetto, Mary con tono serio e un pizzico di dolcezza dice al bambino che gli vuole tanto bene; il bambino le risponde che quando parla così gli trasmette ansia. È stata una scena molto divertente, che tra l'altro sottolinea sia il forte legame che si è sviluppato tra loro ma anche il fatto che, malgrado ci sia affetto i ruoli non si devono confondere. L’adulto deve rimane tale, non deve perdere il suo mestiere educativo all'interno della famiglia. Michael coglie ansia, perché comprende che la donna ha un modo di interpretare e definire le relazioni umane - anche la loro - in modo diverso. Il bambino capisce che la donna prova un grande affetto per lui, che non è però di amicizia come vorrebbe lui, il quale rimarrà - agli occhi della donna- sempre un bambino, spiritoso e a volte pasticcione che si avvia verso la strada della crescita. Questo procura al fanciullo frustrazione che spaccia per “ansia”. Mi permetto però di dire che è questa divisione armonica e non autoritaria dei ruoli ad esser efficiente per formare persone adulte di nome e di fatto, ed è questo il più bel insegnamento che tutto lo spettacolo è riuscito a dare attraverso l'ottima interpretazione.
