Seconda guerra mondiale. Milioni di uomini maschi lasciano le fabbriche per recarsi al fronte e combattere per la loro patria. Le donne spinte sia dalla voglia di contribuire al benessere economico della nazione che dalla volontà di preservare il posto di lavoro dei mariti, una volta che questi ultimi torneranno a casa, li sostituiscono tra le fila delle infrastrutture industriali. Questo scatena varie reazioni psicologiche da parte degli individui che costituiscono la nuova classe operaia: le donne. Alcune si avvicinano alle ideologie marxiste che incitano alla lotta del proletariato e alla parità dei diritti; altre più timide ed impaurite prendono le rivendicazioni più cautamente e accetterebbero condizioni di lavoro svantaggiate rispetto agli uomini. Altre ancora cercano di sostituire la loro personalità e il loro essere donna con comportamenti tipici dell'universo maschile infatti, credendo che soltanto un uomo possa lavorare proficuamente, tentano di imitarlo. Le donne che si trovano a sostituire i mariti in ruoli occupazionali di spessore spesso si trovano in un contesto sociale che ammonisce la loro presenza e che le fa annusare la tipica segregazione occupazionale che ancora oggi è presente. Questo è anche il periodo in cui lo Stato non era ancora stato all’altezza di redigere validi strumenti legislativi in grado di regolare a pieno le dinamiche economiche del nuovo mondo capitalista e le condizioni di lavoro in cui versava il proletariato. La stampa dell'epoca - anche quella vicina agli ambienti comunisti - spesso dipingeva il nuovo comportamento femminile verso l’emancipazione in modo conservatore e retrograda. L'inizio del secolo scorso è anche il periodo esattamente antecedente a quello in cui esplosero le dinamiche della libertà sessuale, ma certe condizioni umane come il lesbismo e l'omosessualità esistono da sempre, ma solo da poco sono state riconosciute dal mondo come fonte di dignità come le altre.
È di tutto questo che parla la prosa “TUTTE A CASA – La guerra delle donne” con la regia di Vanessa Gasparri. I testi nascono dall'idea di G. Badalucco & F. De Angelis che hanno voluto mettere in scena un testo non solo ricco di contenuti storiografici ma che racconta anche come questi eventi storici hanno scatenato reazioni diverse all'interno delle menti degli individui. Tutto questo è reso possibile grazie al talento dei grandi attori femminili in scena, che hanno compreso il loro personaggio e sono riusciti non solo ad intrattenerci ma anche a farci comprendere l'aspetto educativo dei loro rispettivi ruoli. Perciò sono state bravissime tutte da PAOLA GASSMAN, MIRELLA MAZZERANGHI, PAOLA TIZIANA CRUCIANI, CLAUDIA CAMPAGNOLA fino a GIULIA RUPI.
Il messaggio conclusivo dello spettacolo sembrerebbe scontato ma non lo è dato che è il vero segreto per vincere ogni tipo di lotta sociale ovvero che “l'unione fa la forza”! E parliamo di quel tipo di “unione” senza ipocrisia, quella che mette insieme operaio e capitalista in vista di un bene superiore, ovvero quello "pubblico" che migliorerà la vita di ciascuno. Questo è il messaggio profondo che vogliono lanciare gli autori e che ancora oggi servirebbe per ottenere conquiste che ci sembrano irraggiungibili.
