Da pochissimi anni l' ONU ha deliberato che il 20 marzo sia da considerarsi come " La Giornata Internazionale della Felicità ". Questo segnale, anche se formale, ha posto finalmente l' attenzione del mondo anche sulle condizioni di vita non prettamente materiali dei popoli. Senza dimenticare ovviamente le drammatiche condizioni di sopravvivenza di molti paesi e territori si è cominciato ad indagare e a dare un valore maggiore al lato spirituale, affettivo e psicologico del vivere quotidiano degli esseri umani. Ciò probabilmente è da considerarsi figlio della grande depressione economica che nel mondo occidentale sta divorando molto rapidamente le illusorie mire espansionistiche ed eternamente progressiste del capitalismo finanziario post moderno. Ma tant' é, se questo utilitaristico interesse da parte del potere politico ed economico verso la nostra felicità, servirà anche solo per fornirci nuovi servizi e prodotti più vicini alle nostre esigenze di vita, migliorandocela, non potremo che esserne appunto felici. L' ONU, attraverso una serie di studi statistici e dati ufficiali sul PIL pro-capite di oltre 150 paesi del mondo stila annualmente una classifica sul grado di felicità presente nelle varie nazioni aderenti al programma ed emette il suo World Happiness Report. Parallelamente e precedentemente la società di indagini statistiche Gallup World Pool, leader del settore, dal 2005 ha cominciato a porre domande sulla concreta percezione di vita (felice o infelice) ad un campione di circa mille individui per ognuna delle circa 150 nazioni che vengono prese in considerazione.