Bestie da Vittoria ! Il titolo in copertina è chiaro, lampante, come è sempre stato chiaro e diretto Danilo Di Luca nella sua carriera sportiva. Un personaggio diretto, che, per certi suoi atteggiamenti o pensieri ricorda il sottoscritto. Entrambi diciamo sempre quello che pensiamo, senza troppi peli sulla lingua. Pane al pane e vino al vino. Meglio sicuramente di certi personaggi che si nascondono dietro la loro ipocrisia o meglio, fanno dell'ipocrisia il loro stile di vita. Avevo difeso a spada tratta Danilo di Luca durante tutto il suo "calvario" giudiziario sia sportivo che extrasportivo, realizzando un servizio per V-ictory, il magazine sportivo che conducevo nel 2008 su LA7. Quel reportage aveva un titolo sicuramente originale : " Il ciclismo agli arresti domiciliari ". Raccontavo la storia non solo di Danilo Di Luca ma di tutti i ciclisti, reperibili 356 giorni all'anno dagli ispettori della Wada ( l'Agenzia Mondiale Antidoping ) . Ciclisti trattati come criminali, al contrario di atleti di altri sport, calcio in primis, dove spesso gli stessi calciatori, pieni di cocaina sino ai capelli, sono stati coperti dal "sistema calcio" in un mondo omertoso, ancor di più di quello ciclistico, dove , per chi crede ancora nelle fiabe, non esisterebbero calciatori dopati, drogati o, peggio del peggio calciatori omosessuali ! Che abbia ragione in pieno Mario Cipollini ? Il Campione che ha sempre ben distinto il mondo del ciclismo da quello del calcio, soprattutto quando gli si dice che nel ciclismo sono tutti dopati : «Balle! Perché il calcio e lo scandalo Uefa e Fifa? Il doping e le coperture nell’atletica? Gli incontri truccati nel tennis? Il marcio c’è ovunque e quindi anche nello sport, ma non solo nel ciclismo. E poi mi spiegate perché uno come Maradona, che ha certo fatto uso di stupefacenti, vive da nababbo in Dubai e appena si muove è osannato da mezzo mondo, mentre Pantani è sotto terra? C’è qualcosa che non torna...».Torniamo a bomba su questo libro Bestie da Vittoria, un libro che va letto, prima di trarre conclusioni affrettate sia su Danilo Di Luca, sia sul mondo del ciclismo. Consiglierei a tutti i corridori, a tutti coloro che lavorano nel mondo del ciclismo dai meccanici ai massaggiatori, dai medici ai direttori sportivi ed agli appassionati di questo sport di leggerlo e, solamente dopo di dare giudizi. Io ho letto solamente le prime 50 pagine del libro Bestie da Vittoria e, di certo, non posso dare giudizi finchè non sarò arrivato a leggere l'ultima pagina. Cosa mi ha spinto ad andare ieri alla presentazione del libro ? La curiosità, il piacere di ritrovare colui che ho sempre considerato un amico prima che un corridore. Ho conosciuto Danilo Di Luca nel 1999 quando correva per la Cantina Tollo , ebbi modo di prendere un pò più di confidenza con lui durante il Memorial Cecchi Gori ( ora si chiama Settimana Internazionale Coppi e Bartali) del 2000 che trasmetteva TMC in esclusiva ed io ero inviato per le interviste alla partenza ed all'arrivo. Ricordo che nella partenza da Montecatini riuscii a mettere Danilo Di Luca ed Ivan Basso seduti sui destrieri di una giostra a cavalli che si intervistavano a vicenda.16 anni dopo eccomi alla presentazione del Libro Bestie da Vittoria, della Piemme Edizioni con Nadia Toffa, l'inviata delle Iene, bravissima nel moderare l'incontro. Giusti i tempi ed azzeccate le domande di Nadia a Di Luca. Molto brava a spiegare alcuni passaggi del libro la coautrice del libro Alessandra Carati. Puntuale e preciso l'Avvocato Ernesto de Toni a raccontare l'accanimento di due giustizie, quella sportiva e quella ordinaria nei confronti di Danilo Di Luca. Di Luca è stato il primo corridore della storia ad essere radiato, ma vorrei ricordare, come ho specificato ieri alla presentazione del libro, anche certe inchieste dove gli inquirenti hanno preso fischi per fiaschi e ci sono voluti 8 anni per riabilitare agli occhi del pubblico un'atleta su cui tutti avevano sputato, ma alla fine era innocente: Alessandro Ballan ! Moltissimo il pubblico presente. Sinceramente non mi aspettavo così tante persone, uomini, donne, ragazzi che hanno potuto, in prima persona rivolgere i loro dubbi, le loro domande al "Killer di Spoltore" e soprattutto per chi aveva potuto leggere velocemente qualche pagina di Bestie da Vittoria, fare domande mirate su alcune frasi shock del libro tipo : "Il ciclismo di oggi non è più lo sport che ho amato. Sono stanco della solitudine, della menzogna di nascondermi. Nel ciclismo tutti sanno la verità, ma la verità è inaccettabile. Quando i direttori sportivi dicono "non so niente", mentono. L'ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie". © 2016 - EDIZIONI PIEMME Spa, Milano Una vera e propria pugnalata nello stomaco che, per chi segue il ciclismo come me da 36 anni, era il 1980, può comunque aprirti gli occhi. Ero a Sanremo al Giro 2001 in quella maledetta notte del blitz dei Nas con oltre 200 carabinieri a caccia di medicinali proibiti. Ero a Cuneo nel 2002 quando cacciarono Stefano Garzelli dal Giro , positivo al Probenecid. Un Giro maledetto quello del 2002 con Gilberto Simoni positivo alla cocaina, il blitz dei Nas a Corvara. Il problema non era seguire la corsa quell'anno, i brividi iniziavano appena il Giro aveva tagliato il traguardo, ogni giorno succedeva qualcosa. Sono partito per Rimini quella stamaledetta e schifosa notte di San Valentino del 2004. Mi sono morti amici ciclisti come Valentino Fois e Frank Vandenbroucke . Temevo che qualcosa di brutto potesse succedere anche a Danilo, ma la sua corazza, anche nei momenti più bui della sua vita sportiva e non, gli ha permesso di rialzarsi a testa alta. Nel libro Bestie da Vittoria, Di Luca è un fiume in piena : "L'assunzione di sostanze illegali porta la menzogna: mentiamo alla famiglia, alle mogli, ai giornalisti, ai massaggiatori, ai meccanici, perfino ai nostri colleghi. Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla e qualcuno sostiene pure di andare "a pane e acqua". Mentire diventa naturale come respirare. La verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero". © 2016 - EDIZIONI PIEMME Spa, Milano In Bestie da Vittoria non mancano i riferimenti a Marco Pantani, ieri durante la presentazione del libro, Danilo Di Luca è stato lapidario : " A Madonna di Campiglio, quella mattina hanno l'hanno inculato, non so in che maniera ma lo hanno fatto fuori volutamente da un Giro che stava dominando ".Non aggiungo altro sul libro, questa sotto è l'intervista realizzata con Di Luca ieri sera nella libreria Open di Milano, dopo 3 anni rivedevo Danilo, l'ultima volta l'avevo salutato prima della partenza della crono del Giro 2013, da Mori, il giorno dopo, il 24 maggio l'avrebbero cacciato dal Giro per l'ennesima positività, quella che Di Luca racconta nelle prime pagine di Bestie da Vittoria. Si parte dalla fine da quel 27 maggio 2013, a casa dopo la positività al Giro: "Scopro che hanno modificato il sistema di rilevare la presenza di Epo nel sangue fino a 24 ore dopo l'assunzione. Io l'avevo fatta alle 11 di sera. Con 500 unità, i tempi di rintracciabilità sono dalle 3 alle 6 ore, ero tranquillo, sarei risultato pulito anche se fossero venuti al mattino. Ma i miei calcoli non sono serviti a niente. Sono il primo a cui è stato riservato l'onore del nuovo ritrovato, ora la voce si spargerà e tutti si regoleranno. Mi dico che se avessi avuto il medico giusto lo avrei saputo in anticipo. Se avessi avuto la squadra giusto sarei stato protetto. Avrei potuto non aprire al controllo, certo. Non avrei mai potuto non doparmi...Se non mi fossi mai dopato non avrei mai vinto....Non mi pento di niente". © 2016 - EDIZIONI PIEMME Spa, Milano
Dal libro Bestie da Vittoria estraggo la prefazione, scritta in seconda pagina di copertina: La gente non si rende conto che cos’è correre una tappa di 250 chilometri dopo venti giorni che sei in sella a una bici, la neve l’acqua il freddo il caldo la febbre la dissenteria il dolore la fatica. Quando sai che domani devi correre la stessa distanza e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, tutto quello che puoi ingerire lo ingerisci. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati, dei coglioni. Gente che sta in dialisi, che si è bruciata le palle, che è morta per ispessimento della parete cardiaca. Per un ciclista l’importante è vincere, non pensi mai che ti ritiri, che ti possono beccare, che ti puoi ammalare, che puoi farti male. Esiste solo la vittoria. Quando i direttori sportivi dicono: «Non so niente», mentono. L’ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita perché tutti hanno interesse che tu vinca, la squadra e gli sponsor hanno bisogno del campione, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie. Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla. La verità è che nessuno di noi pensa di sbagliare, facciamo tutto quello che un ciclista professionista deve fare. La verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero, la verità per la società civile è inaccettabile. Come si fa a dire la verità e a essere credibile? Bisognerebbe accettare l’inaccettabile.
Questa è l'altra faccia del ciclismo, il racconto di quel mondo parallelo fatto di ipocrisia, interessi e giochi di potere che sta dietro ai colori, ai tifosi lungo le strade, ai carrozzoni festanti delle grandi gare. Un sistema cannibale di cui tutti sono a conoscenza, ma di cui nessuno parla, perché tutti hanno troppo da difendere. Un libro denuncia che chi fa parte del sistema non potrebbe scrivere. Solo uno che non ha più nulla da perdere, come Di Luca, radiato a vita per doping, poteva farlo. © 2016 - EDIZIONI PIEMME Spa, Milano. ( clicca qui per leggere in anteprima il primo capitolo ) Forse, a 48 anni, mi sto convincendo che non esiste un ciclismo pulito, forse ora più pulito degli anni '90 ma sicuramente ancora dentro, ahimè, a certi meccanismi. Corridori che vanno a pane ed acqua ? Forse perchè no, mi piace crederlo, anche perchè ho sempre difeso questo sport, ho difeso Marco Pantani dopo la vergogna di Madonna di Campiglio, tanto da venir estromesso da una diretta su TMC dedicata all'affaire Campiglio, in quanto accusato di essere schierato troppo dalla parte del Pirata ! Ciònonostante fui l'unico che riuscii ad intervistarlo per primo dopo un suo periodo di silenzio. So che molti ciclisti, soprattutto i più giovani che non mi conoscono bene, magari non apprezzeranno quanto ho scritto e perchè ho scritto il pezzo su questo libro Bestie da Vittoria. Sappiate, cari amici, che sono sempre stato dalla parte dei ciclisti, del ciclismo, anche nei momenti più bui della storia recente di questo sport. Comunque sia continuerò ad amare il ciclismo che considero meraviglioso e molto meno marcio di altri, calcio in primis ! Continuerò ad amarlo incondizionatamente anche dopo aver letto Bestie da VittoriaL'amicizia viene prima di tutto e, nonostante tutte le vicissitudini di Danilo Di Luca, il mio giudizio e l'amicizia sulla persona non è cambiato di una virgola. Così come non è cambiato quello per Riccardo Riccò o per altri corridori che hanno sbagliato nella loro carriera di atleti. Chi sono io per giudicarli ? Nessuno anche perchè nella vita esiste il libero arbitrio, ognuno è libero di fare quello che vuole della propria vita, in questo caso del proprio corpo. Ma non voglio infilarmi in un ginepraio da cui difficilmente riuscirei ad uscire...! Ci sono cose che non accetto ovviamente, quali ammazzare, rubare, stuprare, abusare di minori, fare del male al prossimo ! Non mi sembra che Di Luca o Riccò abbiano fatto questo, quindi tutti i falsi moralisti, prima di giudicare loro, dovrebbero farsi un bell' esame di coscienza e pensare ai propri di peccati, magari ben più gravi di quelli di Danilo o Riccardo. Ci sono alcuni parallelismi nel mondo del ciclismo che mi fanno ricordare, mi si consenta il paragone, al mondo gay. Gente esterna, ipocrita sino al midollo, che giudica condanna e parla a vanvera e poi fa peggio di Di Luca o del sottoscritto! Chi, dell'ambiente, afferma di non avere mai visto il doping nel ciclismo o che il doping non esiste, mi ricorda chi è fortemente convinto che non possano esistere calciatori gay. Chi sputerebbe in faccia a Di Luca, in quanto radiato per doping magari è quel ciclista amatore che, per vincere un prosciutto alla corsa della domenica si riempie di ogni farmaco possibile, o magari è un ciclista professionista. Chi critica me in quanto gay dichiarato magari è quel padre di famiglia che alla domenica va a messa con moglie e figli e poi in gran segreto va a trans oppure ha una storia parallela con un ragazzo che, ad età , potrebbe essere suo figlio ! PER QUESTO DICO BASTA CON QUESTE IPOCRISIE ! Prima di sparare giudizi, condannare e criticare, ripeto fatevi un grosso e profondo esame di coscienza !