Manaslu Expedition 2015 la neve ferma Simone Moro e Tamara Lunger. Nulla da fare per la coppia di alpinisti italiani che erano pronti a tenare la grande impresa di scalata invernale sul Manaslu, riguardante il concatenamento della vetta principale e del Pinnacolo Est di 7992 m. Un impresa riuscita finora solamente a due grandissimi alpinisti polacchi Jerzy Kukuczka, Artur Hajzer il 10 novembre 1986. Loro dormirono nella sella tra le due vette e per il freddo estremo il messicano Carlo Scarsolio che era con loro nella notte morì congelato. Simone Moro e Tamara Lunger avevano presentato il loro progetto Manaslu Expedition 2015 in Casa Gazzetta lo scorso 11 febbraio, spiegando le difficoltà della montagna ed il tentativo di concatenamento da effettuare nella stessa giornata per evitare quanto successo nel 1986. Un impresa che si rivelava già ostica, in quanto il Manaslu è una montagna che non perdona...! Nel 2012 una slavina spazzò via il campo dove dormiva un gruppo di 15 alpinisti. Se ne salvarono solo due. Questa volta sono stati oltre sei metri di neve, caduti in una settimana, a fermare le ambizioni di Simone e Tamara. I due alpinisti italiani hanno dovuto abbandonare il campo base in elicottero. In loro aiuto, dal cielo, sfidando la bufera di neve con il suo elicottero, è arrivato il pilota Steve Bruce Bokan, esperto di soccorso in montagna che vive sull'Himalaya. Impossibile rimanere lassù, come ci racconta nel suo diario lo stesso Simone Moro nel suo report del 4 marzo : Simone Moro Mai vista una cosa del genere. Sette giorni consecutivi di nevicate! Ieri aveva fatto solo finta di smettere per un momento. Non avevo ancora fatto in tempo a scriverlo che già sentivo di nuovo il rumore dei fiocchi ghiacciati battere sulla tenda. Ho fatto 13 spedizioni alpinistiche invernali (Aconcagua e Cerro Mirador ’93, Annapurna 97, Marble Wall 2001, Shisha Pangma 2004 e 2005, Cerro Torre 2005, Broad Peak 2007 e 2008, Makalu 2009, Gasherbrum 2 nel 2011, Nanga Parbat 2012 e 2014 e adesso qua al Manaslu) e ripensando a tutte quelle esperienze, con o senza vetta, non ricordo di avere mai visto nulla di simile. Sono forse 6 i metri di neve presenti al campo base e sulla montagna. Due metri e mezzo c’erano già quando siamo arrivati in elicottero il 17 di febbraio. Non è stato infatti possibile arrivare a piedi né per noi né per i portatori che avevamo ingaggiato a causa proprio di tutta questa neve e del pericolo costante di valanghe lungo il percorso. Una volta al campo base, usando le racchette da neve Tamara e io siamo comunque andati a più riprese sul ghiacciaio e abbiamo poi raggiunto Campo 1. Ci siamo tornati un'altra volta, lassù, e siamo anche saliti fino a 5900 metri in velocità e con entusiasmo. Poi però è tornata una perturbazione anomala e ha scaricato in 5 giorni altri 3 metri circa di neve. Le tende sono ormai allocate sotto il livello della neve. Abbiamo spalato tutti i giorni, 3-4 volte al giorno, per qualche ora. Abbiamo cercato di proteggere e di salvare il salvabile e ci eravamo ormai abituati alle decine di valanghe che abbiamo sentito precipitare a valle, ma che non potevamo vedere a causa della visibilità, che è stata per giorni nulla.
Manaslu Expedition 2015 , le tende del campo base sommerse dalla neve
Ieri, come ci ho già raccontato, lo sbuffo e il pulviscolo di una valanga sono arrivati fino al campo base e ci hanno fatto capire che neppure lì eravamo più sicuri anche se ci sono pendii apparentemente innocenti sopra il campo. Scendere a piedi sarebbe stato un suicidio, perché le valanghe scendono notoriamente nel canale utilizzato in primavera e in autunno per salire da Samagaon, ultimo luogo abitato, fino a qua. Il sentiero insomma scorre lungo quel canale che è ora una pista perfetta in cui si incanala tutto ciò che cade e si stacca in queste ore. Con più di 5 metri di neve, ci vorranno almeno 2-3 settimane di sole per assestare e consolidare il tutto e rendere i pendii del Manaslu affrontabili con un coefficiente di sicurezza adeguato. Karl Gabl con i suoi bollettini meteo non ha sbagliato neanche questa volta e non era un caso che io e Tamara fossimo al campo base quando ha iniziato a nevicare. Karl ce lo aveva preannunciato e noi abbiamo preso sul serio le sue previsioni. Ora Karl dice che arriverà subito il jetstream, cioè forti venti in quota, e tirerà a 140 km orari. Il che abbasserà la temperatura e creerà accumuli di neve trasportata proprio dal vento stesso. Nulla di buono dunque, anzi! Per tutto ciò, abbiamo deciso di impiegare l’inevitabile attesa in modo diverso. Anziché stare al campo base con le dita incrociate, sperando che rimanga immune da valanghe o dai venti, abbiamo deciso di andare altrove per qualche settimana. Ovviamente il limite temporale del 20 marzo, che segna la fine dell’inverno, a questo punto non riusciremo a rispettarlo. Di sicuro entro quella data il Manaslu non potremo salirlo. Non ci sono proprio le condizioni. Anche con le racchette da neve sprofondiamo fino alla coscia e avvicinarsi a campo 1 significherebbe mettersi sotto tutte le valanghe del mondo. L'elicottero ci ha raggiunto, per portarci al villaggio di Lho, alcune ore di cammino prima di Samagaon. Poi è rimasto anch'esso bloccato per la scarsa visibilità e un'altra nevicata. Ma per fortuna alla fine c'è stata una schiarita e abbiamo potuto lasciare il campo base e atterrare direttamente a Samagaon.

