La Cesira Superstàaar. Ero curiosissimo di vedere questo spettacolo che resterà in scena sino a domenica 26 aprile al Teatro Nuovo di Milano, uno dei teatri storici meneghini. L'ho fatto questa sera, venerdì 24, di ritorno dal Giro del Trentino di ciclismo, quindi stanchissimo ma nello stesso tempo desideroso di godermi due ore e mezza di risate e divertimento ma anche di forti emozioni, visto che la storia de La Cesira Superstàaar a tratti è molto seria e profonda. Lo spettacolo mi è piaciuto molto e, se dovessi dare un voto all'intera compagnia darei un 9 abbondante. Vista l'amicizia che mi lega ad Eraldo Moretto, genio dello spettacolo en travestì con il suo personaggio storico de La Cesira, ho preferito lasciare la recensione dello spettacolo al bravissimo Giovanni Riga, mio carissimo amico che collabora nella sezione spettacoli per L'Ovetto di Colombo. La penna di Giovanni è una penna finissima, davvero quello che riesce a scrivere lui ogni volta mi stupisce in maniera più che ottima. Peccato che ci siano persone brave come lui non valutate e premiate per quello che valgono. Mi sia concesso il paragone e non è una sviolinata questa, tra la bravura di Eraldo e quella di Giovanni. Eraldo Moretto potrebbe tranquillamente fare parte di qualsiasi trasmissione televisiva, tanto è bravo ad improvvisare, ad andare fuori copione ed avere una presenza scenica incredibile. Giovanni Riga, con la sua bravura, potrebbe tranquillamente fare parte di qualsiasi redazione di spettacoli ( ma lui è bravo a scrivere di tutto ) . Ma sappiamo come funziona l'Italia dei favoritismi e delle raccomandazioni... di più non aggiungo... avete già capito sicuramente tutto. Vi lascio alla recensione dello Spettacolo curata in maniera impeccabile da Giovanni Riga: "Un po’ Sandra Mondaini, un po’ Marisa Del Frate ma con una spruzzatina di Minnie Minoprio.” Così si definisce La Cesira nel suo spettacolo in scena questi giorni al Teatro Nuovo, rifacendosi esclusivamente a idoli dello spettacolo italiano. Realizzare il sogno di una vita, quello che s’intravede sempre in un riflesso sul fondo degli occhi bistrati, che a dispetto di tutte le avversità e traversie subite non cessa mai di brillare, ovvero calcare le assi del palcoscenico nella veste d’inossidabile soubrette, di show-girl completa come quelle di una volta, a suo agio nel ruolo di cantante, presentatrice, attrice, ballerina e se fosse il caso, anche indossatrice. Certo, al giorno d’oggi la televisione è fatta di talent-show, programmi di cucina, amici degli amici di Maria e la nostra Cesira si trova costretta a bussare alle porte di Antonella (Clerici), o “quella madonnara” di Barbara (D’Urso) e così via, sperando in una telefonata che non arriva, in una comparsata tardiva che possa darle almeno 15 minuti della gloria che respirava vent’anni fa nelle tournèe dei palcoscenici di provincia. Eraldo Moretto, l’uomo dietro a questo storico personaggio en travesti della scena milanese, più attore trasformista che drag queen, negli anni ha dato vita ad innumerevoli performance e spettacoli, dallo Zelig al “Tram della Cesira” senza dimenticare il grande successo delle cene-cabaret alla Maison Milano, dove si conferma ogni volta mattatore ineusaribile della serat
La Cesira Superstàar - Foto di scena
La sua abilità teatrale si sviluppa principalmente nello spazio del proscenio, quella parte del palco protesa verso la platea a ridosso della ribalta, non a caso la più battuta dagli artisti di avanspettacolo, in cui riesce a creare un rapporto immediato con il pubblico, al quale si rivolge con una persuasiva combinazione di sincerità e astuzia, sempre abilmente sostenuto da una viva capacità d’improvvisazione. Quando per esempio intercetta un’inquietante risata a singhiozzo provenire da uno spettatore, coglie al volo l’occasione per apostrofare i presenti dicendo ”Io avrei una cura” e ritornando in seguito più volte con lo sguardo sornione ad ogni gemito del malcapitato, tra le risate generali. Grazie a queste decisioni di rompere felicemente le righe del copione (e della scena) La Cesira ritrova tutta la sua indiscussa autorevolezza e lancia il suo irresistibile amo sugli ascoltatori presenti, siano essi seduti sulle rosse poltroncine di un teatro o ai tavoli di un cafè-concerto. Quando invece si trova all’interno della scena tende a muoversi compiendo dei giri concentrici, inoltrandosi su territori più incerti, come alla ricerca di un’ispirazione o di una presenza che sembra momentaneamente sfuggita. Il momento di teatro nobile arriva proprio con la presenza del grande Rino Silveri, qui nel ruolo del ritratto borbottante della zia Efisia, e regista stesso dello spettacolo. Tra un brontolio, un rantolo e una filastrocca in dialetto milanese, il fantasma della vecchia zia addobbata come una regina di Saba benedicente, rivela attraverso i suoi grugniti un commento ultraterreno alla vicenda umana di Cesira, inafferrabile e misterioso eppure denso di significato, con l’impudente insolenza che solo la morte ci può regalare. Un tocco di surrealismo da autentica favola milanese capace di aggiungere qualcosa in più al consueto carrozzone circense che vede riunite in quest’avventura la fedele amica di Cesira, Ignazia Glenda (il simpatico Eros Grimaldi), la mastodontica mondina felliniana Twirlytwitt, le due argentine-venete Maria Lo Fuego e Maria Luganega (quest’ultima vanta una certa somiglianza con Conchita Wurst ma è colta, ahimè, da un terribile difetto di pronuncia), e le uniche due donne presenti sul palco: Pamela Carrone e Silvia Sala, un impareggiabile duo comico in gonnella, dall’inconfondibile cantilena emiliana. 