Mentre la seconda tappa dell'Etoile de Besseges, nel sud della Francia, si avvicinava alla conclusione con solo 17 chilometri da percorrere, il gruppo di ciclisti in caccia dei fuggitivi, distanti di 51 secondi, si è trovato di fronte a un'automobile entrata contromano nel percorso.
Grazie all'intervento tempestivo di un poliziotto di scorta all'evento, è stato possibile evitare una strage di ciclisti professionisti: l'agente è riuscito a far retrocedere l'auto in uno spiazzo libero, scongiurando conseguenze potenzialmente devastanti.
È un peccato che, tra lo stupore e la paura, alcuni corridori siano stati costretti a cadere a causa del rallentamento.
Un episodio inaccettabile, indipendentemente dalla categoria che correva oggi la gara.
Lo stupore e la rabbia di Luca Guercilena
Davanti alla televisione, il general manager della Lidl-Trek ( squadra di ciclisti professionisti come Milan e Ciccone) Luca Guercilena, non riesce a credere a quanto sta osservando: "Se oggi all'Etoile de Besseges fosse accaduto un incidente mortale, saremmo qui a piangere. Ma anche un solo infortunio sarebbe stato il risultato di una grave negligenza da parte di un'organizzazione professionale che non può passare inosservata.
I vertici del nostro sport, richiedono ai team milioni di euro in assicurazioni, e poi ci troviamo a partecipare a corse in cui le strade non sono nemmeno chiuse! E se un corridore si fa male, a pagare sono sempre le squadre, sperando che non accada nulla di più grave…"

Le assurde regole dell' UCI
In questo scenario allarmante, l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) dovrebbe assumere un ruolo attivo nel garantire la sicurezza dei corridori. Tuttavia, anziché affrontare questioni cruciali come queste, l'UCI si perde in regole assurde e prive di senso.Prendiamo, ad esempio, la recente normativa che vieta ai corridori di esultare e alzare le braccia al traguardo. È incredibile pensare che, mentre si verificano situazioni potenzialmente letali come quella di oggi, i regolamenti dell'UCI si concentrino su simili futilità.
In un momento in cui il ciclismo dovrebbe essere celebrato per la sua passione e il suo spirito di competizione, ci si ritrova a discutere di divieti stravaganti, mentre la sicurezza dei corridori resta in secondo piano.

Questa mancanza di buon senso da parte dell'UCI è inaccettabile.
La priorità di ogni organismo sportivo dovrebbe essere quella di garantire un ambiente sicuro e protetto per gli atleti.
Invece, si perde tempo in dettagli triviali, ignorando il fatto che ogni giorno i corridori mettono a rischio le loro vite su strade non chiuse e in corse mal organizzate.
E' giunta l'ora che l'UCI riveda le sue priorità e smetta di ignorare le reali problematiche del ciclismo, prima che accada una tragedia irreparabile.
La parola all'UCI, la federazione mondiale, per le inevitabili decisioni.
Ma, a questo punto, ci si aspetterebbe molto di più di semplici parole.