Fausto Masnada , il Cerbiatto d'Italia, il soprannome ci sta tutto, vista la grande impresa compiuta dal 24enne bergamasco dell'Androni-Sidermec nella tappa di ieri.
Impresa certo, se avesse vinto staremmo parlando di vittoria memorabile, una vittoria che è sfumata a soli 2700 metri dal traguardo e che sarebbe stata strameritata per il coraggio, la grinta, la voglia di non arrendersi di Fausto Masnada.
Fausto, un nome che rievoca quello del Campionissimo Coppi, un nome ingombrante certo. Ma vedere un uomo in fuga solitaria al Giro con quel nome ti fa accapponare la pelle dai brividi, brividi che diventano ancora più grandi se la fuga va in scena sulla Montagna Pantani del Giro 101, in quel d' Abruzzo terra di un certo Vito Taccone , scalatore tenace e temerario come il giovane Fausto Masnada. E se Vito Taccone era soprannominato il Camoscio d'Abruzzo ecco che il soprannome Cerbiatto d'Italia per Masnada ci sta tutto, vista la sua giovanissima età.
Fausto Masnada come Bambi, che altro non è che un cerbiatto, un cucciolo di cervo che, pur in giovane età ha saputo mettere in riga corridori più esperti di lui. Il cerbiatto d'Italia che, per poco, pochissimo, non va a vincere sulla Montagna Pantani, con tutta l'Italia ciclistica davanti ai televisori a spingerlo idealmente verso il traguardo. Non ci fosse stato quel vento maledetto che spirava in maniera contraria sulla faccia e sulle gambe del corridore come a volerlo respingere, adesso staremmo festeggiando una grande vittoria.
E poco importa che lassù ai 2135 metri del Gran Sasso - Campo Imperatore, abbia vinto Simon Yates , perchè le emozioni più belle, per gli amanti del ciclismo epico le ha regalate Fausto Masnada con la sua lunghissima fuga, inziata al chilometro zero, proseguita per 207 km assieme ad altri tredici compagni di avventura, salutati ai -18 km dall'arrivo quando lo scalatore bergamasco capisce che tra i fuggitivi non c'è più accordo e se ne va solitario guadagnando subito un minuto sui temerari di giornata.
Quei 15 km solo là davanti accendono le fantasie di ogni tifoso, suiveurs, esteta del ciclismo.
Bastava chiudere gli occhi ieri ed immaginare che a fianco di Fausto Masnada pedalassero i grandi del ciclismo da Coppi a Pantani, da Taccone a Bartali, quasi volessero scortarlo sulla "sacra montagna" su cui il Giro era arrivato solo 4 volte prima di ieri.
Mescolando mitologia greca e storia, ciclistica e non, sembrava quasi che Eolo, il Dio del Venti , si divertisse a soffiare in faccia al povero Fausto Masnada, quasi fosse il povero Ulisse nell' Odissea che non riusciva a raggiungere la sua Itaca.
Oppure che il fantasma dell'Imperatore Federico II di Svevia ( da cui deriva il nome Campo Imperatore ) avesse voluto un nome più illustre vincere sul suo "Campo" , quasi il Cerbiatto d'Italia non fosse degno di cotanta vittoria e fama.
Una cosa però è certa, anzi sicura. Basta riavvolgere il nastro indietro di tre settimane a domenica 22 aprile 2018.
Quel giorno si è corso il 79° Giro dell'Appennino, la corsa legata al mito di Fausto Coppi ( sarà un caso che anche qui ritorna il nome di battesimo del Campionissimo ? ) che ha ritrovato la salita del Passo della Bocchetta.
La Bocchetta, detta anche la salita delle streghe per misteriosi sabba che la leggenda vuole si svolgessero in fredde e cupe notti d'inverno, ma soprattutto per le sue terribili pendenze che hanno fatto vedere i sorci verdi, o meglio le streghe a fior di scalatori nella sua ottuagenaria storia. Sulla Bocchetta scatta Giulio Ciccone e l'unico a tenergli testa, anche quando le pendenze si fanno proibitive ( 19-20% ), è proprio Fausto Masnada.
E se la mitica Bocchetta non ha respinto il giovane scalatore bergamasco è segno che di stoffa ne ha da vendere il Cerbiatto d'Italia.
Peccato che le Streghe della Bocchetta probabilmente si siano dimenticate di avvisare Eolo ed il fantasma di Federico II di Svevia che Fausto Masnada le aveva sconfitte tre settimane prima, facendo registrare anche il miglior tempo di scalata. Se lo avessero fatto, ieri sarebbe stata festa grande per il Cerbiatto d'Italia !
SPECIAL THANKS FOR PHOTO TO ROBERTO E LUCA BETTINI
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