Se è vero che in tutto il Mondo, Roger De Vlaeminck è conosciuto come Monsieur Roubaix per aver vinto quattro volte la classicissima del pavè, è altrettanto vero che Gianbattista Baronchelli dovrebbe, anzi deve, essere ricordato come Mister Appennino.
Ben sei e consecutive, dal 1977 al 1982 le vittorie per lui. Mai nessuno, nella storia del ciclismo antico e moderno è riuscito a vincere per sei anni consecutivi una grande classica e che classica, stiamo parlando del Giro dell'Appennino e della mitica salita della Bocchetta, una delle corse di un giorno più dure del calendario internazionale, quello stesso calendario che, per colpa del Dio Denaro, è stato portato all'estremo con corse inutili in mezzo al deserto che nulla hanno a che fare con la storia di questo sport.
Recentemente ho avuto il piacere di incontrare GB Baronchelli ( da piccolo la biglia per giocare sulla sabbia con il suo volto era un must ) a Milano, alla presentazione del libro "12 Secondi " scritto dallo stesso corridore, con annedoti e ricordi sul secondo posto che fece al Giro d'Italia del 1974.
ll Giro d'Italia 1974, cinquantasettesima edizione della "Corsa Rosa", si svolse in ventidue tappe dal 16 maggio al 9 giugno 1974, per un percorso totale di 4 001 km. Fu vinto da Eddy Merckx, con 12 secondi di vantaggio su Gianbattista Baronchelli, secondo minor distacco fra primo e secondo classificato nella storia del Giro.Devo dire che, rispetto a come me lo ricordavo non è cambiato molto Baronchelli, carattere sempre schivo e di poche parole, però sono riuscito a strappargli qualche ricordo sull'Appennino.
Hai vinto ben sei Giri dell'Appennino, ti rendi conto di essere nella storia del ciclismo ?
" Tanta gente diceva che vincevo perchè non venivano gli altri corridori, ma quando un corridore non partecipa è già battuto in partenza. Posso dire che era la gara in assoluto più dura del calendario italiano, ben più dura del Giro di Lombardia, io ero un corridore di fondo e non è un caso che l'abbia vinta più volte. Certo, vincerla per sei anni consecutivi, in diversi momenti della stagione, all'epoca il calendario variava spesso, bisogna avere anche anche un pò di buona sorte. Chissà che la fortuna che magari ho avuto all'Appennino, non mi sia mancata poi in altre gare".
Quale è stato l'Appennino più bello per te.
" Sicuramente il primo, quello del 1977, quando feci anche il record di scalata della Bocchetta, un record che è durato per ben 17 anni".
Che cosa è il Passo della Bocchetta per GB Baronchelli ?
" La Bocchetta è l'asperità più difficile dove si decideva la corsa. Io ero molto forte nelle salite non troppo alte. Quando superavo i 2000 metri di altitudine avevo difficoltà di respirazione e non riuscivo ad esprimermi al meglio. La Bocchetta con i suoi 772 metri era l'ideale per me, poi con l'aria di mare, il massimo ".
Quest'anno ritorna la Bocchetta, sei contento ?
" Si si, negli ultimi due anni la corsa era stata snaturata senza Bocchetta, peccato per il chilometraggio, bisognerebbe riportare anche in queste classiche di un giorno il chilometraggio lungo, come era ai miei tempi. Regole assurde dell'UCI che proprio non capisco. So che si arriva a Genova, bello l'arrivo in Via XX Settembre, rettilineo spettacolare. Ma lasciatemi dire che l'arrivo classico a Pontedecimo lo preferisco, più vicino alle salite, più adatto per un arrivo in solitaria. Con il ciclismo moderno, più tecnico, i chilometri di pianura che portano a Genova, consentono a parecchi corridori di rientrare".
Ricordiamo che ai tuoi tempi le radioline non c'erano, meglio allora o adesso ?
"Molto meglio senza radioline, era un cicclismo meno tattico, più di cuore. Penso sia più difficile adesso che allora praticare ciclismo, tra rotonde, spartitraffico, alle volte è difficile per i corridori stare in piedi. Per quello si possono servire le radioline, ma per la tattica in gara non mi piacciono proprio".
C'è un corridore attuale che ti assomiglia ?
"Forse Vincenzo Nibali, mi assomiglia come caratteristiche, sicuramente lui ha vinto molto più di me e può vincere ancora molto, iniziando dal Mondiale di Innsbruck che, per durezza assomiglia molto a quello di Sallanches, dove io arrivai secondo dietro un certo Bernard Hinault ".
Io purtroppo non ho nessun ricordo di Baronchelli all'Appennino, avendo seguito live la prima mia edizione nel 1983, quindi lascio alle memorie di Fulvio Rapetti, nipote del mitico Luigin Ghiglione, il papà nonchè inventore del Giro dell'Appennino i racconti sulle imprese di GB Baronchelli.
La prima volta che incrociai Gianbattista Baronchelli avevo poco più di 18 anni, era il 7 maggio, giorno precedente il Giro dell’Appennino del 1977 e io stavo pedalando all’altezza di Borgo Fornari in direzione nord quando vidi passare in senso contrario un treno formidabile che tirava veramente forte formato da Giovanbattista, dal fratello Gaetano e da Enrico Paolini, campione italiano professionisti 1973, 1974 e 1977. Che fare? Ma ovviamente girare indietro e raggiungerlo … Detto fatto inverto la direzione, inserisco il 52:14 e tiro come un forsennato fino al bivio per Savignone alta dove i tre svoltano e anch’io. La mia tenacia viene premiata e li raggiungo! Ahimè, la verità era che, ormai arrivati, si erano fermati a bere in cima alla salita … ecco svelato l’arcano!
Ma è il giorno dopo che assistetti ad una prestazione atletica entusiasmante: ero in macchina col Direttore di Corsa, mio nonno Luigin Ghiglione (inventore nel 1934 e patron dell'Appennino fino al 1981), subito dietro al Tista e lo vidi involarsi su per il Passo della Bocchetta girando il 42:22 agilissimo e sempre da seduto, sembrava quasi senza fatica. Sembrava … bisogna provare a spingere su per la Bocchetta il 42:22; è già tanto se non ci si pianta a farlo girare piano, altro che agile come lui! La giornata era splendida, fresca e nel momento della scalata era uscito anche il sole. La prestazione cronometrica, 22’46”, nuovo record imbattuto per 17 anni (come il fantastico e longevo record mondiale di 19”72 sui 200 m di Mennea, che coincidenza …) fu ed è tuttora di assoluto valore. A proposito del Passo della Bocchetta Luigi Ghiglione, eccellente ciclista degli anni ’20, con le pessime strade del tempo, la scalava in 27’ con la sua “macchina” Bianchi” da corsa di 13,5 kg. Senza parole! Proviamo ad analizzare i motivi per cui questi sono crono eccezionali, supponendo inizialmente che i mezzi meccanici siano sempre gli stessi. I tempi, seppur inferiori, ottenuti successivamente da altri ottimi atleti non sono paragonabili a questo record per un semplice motivo fisiologico: affrontando la Bocchetta dopo 160 km o dopo 200 si hanno riserve energetiche ridotte in maniera esponenziale, di conseguenza la potenza che si riesce ad erogare pedalando è minore. La disponibilità di glicogeno (zucchero) muscolare ed epatico è ridotta, quindi è di conseguenza ridotta anche la potenza.
Pensiamo al “muro” dei 35 km dei maratoneti: i distacchi significativi che talvolta si verificano tra i podisti dopo tale distanza è legato proprio al depauperamento marcato di tali riserve. La differenza tra gli atleti dotati di fondo e gli altri è proprio la capacità di utilizzare percentualmente una maggiore quantità di grassi rispetto agli zuccheri a parità di potenza erogata, cioè di velocità di percorrenza di uno stesso tratto di pendenza data e pari condizioni atmosferiche. Veniamo ora agli aspetti legati al miglioramento della bici. Il peso globale del mezzo è diminuito di 3-3,5 kg, le ruote sono molto più leggere e sulle parti rotanti l’importanza è ancora maggiore: su una salita così ripida il tutto significa numerosi secondi al km. L’eccellente telaio in acciaio di Baronchelli non aveva il rendimento degli attuali telai in carbonio; un’eccessiva leggerezza avrebbe comportato una dispersione delle forze di spinta in flessioni laterali, una grande rigidità, per contenere tale flessione avrebbe comportato un eccessivo aumento di peso, oltre che un confort nettamente minore che su lunghe distanze si sarebbe tradotto in maggiore spesa energetica. L’attuale carbonio permette un’ottima rigidità in fase di spinta con conseguente rendimento ottimale, contemporanea capacità di assorbire le asperità della strada e quindi buon confort e minore fatica. Sostanza: il rendimento è più elevato. La traduzione di quanto suddetto è che Baronchelli se la gioca alla pari con i più forti scalatori di tutti i tempi. Non è la mia analisi a dimostrare ciò, è sufficiente guardare come lui riuscì ad arrivare giovanissimo ad un soffio, 12”, dalla conquista del Giro d’Italia del 1974 battuto dal “cannibale” Eddy Merckx in questa occasione grazie anche alla maggiore esperienza.
Sempre lui, unico al mondo, riuscì nel durissimo mondiale del 1980 di Sallanches, il più duro dell’era moderna, a … vincere la gara dei campioni. Il bretone Bernard Hinault, eccezionale fuoriclasse che andò a conquistare la maglia iridata, staccò Giovanbattista solo nel finale e arrivò appena un minuto prima al traguardo, era da considerare fuori categoria. Nei 268 km di gara Hinault demolì sistematicamente un avversario dopo l’altro, tranne uno: Baronchelli! Di 107 parenti solo 15 finirono la gara … Dal 1962 al 1982 il Giro dell’Appennino si è svolto sul percorso classico e spettacolare di 254 km disegnato con grande maestria da Luigi Ghiglione, anche perché tante volte da lui pedalato; Baronchelli è detentore di un record mondiale difficilmente uguagliabile: sei vittorie consecutive in una grande classica e sempre sullo stesso percorso. Ecco chi è per me Giovambattista Baronchelli e perché mi piace, è un simbolo del Giro dell’Appennino, un grande campione e una grande classica che si intersecano come due insiemi, legati indissolubilmente a doppio filo, entrambi di poche sagge parole ma di fatti assoluti, umili, buoni, di grande classe e spessore umano. Non è poco al tempo di venditori di vuoto a discapito della sostanza, grazie grande Tista!
TUTTE LE FOTO DELLA GALLERY SOTTOSTANTE SONO STATE GENTILMENTE CONCESSE DALL'ARCHIVIO PRIVATO GHIGLIONE RAPETTI.
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