Ercole Baldini, classe 1933. Un titolo Olimpico, Melbourne 1956, un Giro d' Italia 1958, un Mondiale su strada - Reims 1958 . Basterebbero questi tre trionfi per farvi capire la grandezza di questo corridore, che andava fortissimo a cronometro ma si difendeva bene in salita, tanto da essere soprannominato " La Locomotiva di Forlì " . Una "locomotiva" che andava davvero forte, alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 Ercole Baldini vinse con due minuti di vantaggio sul francese Arnaud Geyre , dopo una fuga lunghissima in quello che fu l'anno d'oro per il ventitreenne dilettante romagnolo: campione del mondo dell'inseguimento sui 4000 metri e record del mondo dell'ora !Ai Mondiali di Reims Ercole Baldini andò in fuga a 230 km dall'arrivo ( sui 276 di gara) , con Louison Bobet, Gastone Nencini e Gerrit Voorting . Nessuno dal gruppo riuscì a chiudere il distacco con i fuggitivi, grazie anche alla selezione italiana guidata da Fausto Coppi che annullò i tentativi, e la fuga riuscì ad arrivare fin sul traguardo, con Ercole Baldini che staccò i compagni di fuga e percorse in solitaria gli ultimi 50 chilometri arrivando solo al traguardo. Storie di tanti anni fa che sono state rievocate oggi, durante la bellissima ed emozionante premiazione all'ottantatreenne corridore , in casa Gazzetta. Ercole Baldini è entrato a far parte della Hall of Fame del Giro d'Italia, succedendo così a chi, prima di lui aveva ricevuto il Trofeo Senza Fine ( che all'epoca non esisteva - viene dato al vincitore del Giro dal 1999) Eddy Merckx 2012, Felice Gimondi 2013, Stephen Roche 2014 e Francesco Moser 2015.
Giro d'Italia Hall of Fame - Ercole Baldini 1958 - 06/04/2016 - Ercole Baldini - foto Roberto Bettini/BettiniPhoto©2016A Milano, per celebrare la carriera del grande campione, erano presenti i familiari, ex corridori e amici del ciclismo oltre ad un pullman di tifosi giunti a Milano direttamente da Forlì, accompagnati dal Sindaco della cittadina romagnola Davide Drei. Sono stati i figli Riziero e Mino ad accompagnare in casa Gazzetta il padre. Ad attenderlo, per festeggiare il Grande Campione e le sue mitiche imprese c’erano i nipoti Edoardo e Alice, i tre fratelli Renato, Bruno e Renzo, i compagni e gli amici : Amadori, Armani, Babini, Battista, Casalini, Cavalcanti, Gorini, Gualazzini, Laghi, Magnani, Maioli, Neri e Vendemmiati.
Giro d'Italia Hall of Fame - Ercole Baldini 1958 - 06/04/2016 - Ercole Baldini - foto Roberto Bettini/BettiniPhoto©2016Non poteva mancare Vittorio Adorni, che è stato compagno di squadra del mitico Ercole Baldini ed un tifoso d'eccezione, Marino Bartoletti che ha portato dei veri e propri cimeli ciclistici e non. In primis le figurine ritagliate del Corriere dei Piccoli che raffigurano Baldini con la Maglia Olimpica, con la maglia di Campione del Mondo e con la maglia azzurra, poi un tappo a corona , rigorosamente dell'epoca e visibilmente usato, con il viso del corridore. Ma la vera e propria chicca, da appassionato quale è di musica Marino Bartoletti, è stato il disco del 1958 dedicato ad Ercole Baldini dal maestro Secondo Casadei, "Il treno di Forlì". E proprio quest’anno ricorre anche il 60° anniversario dell’Oro Olimpico su strada ai Giochi di Melbourne del 1956 con un annedoto curioso raccontato dallo stesso Bartoletti e confermato da Baldini. Torniamo indietro a quel venerdì 7 dicembre 1956, il sole implacabile dell’estate australe rendeva liquido l’asfalto dei 187 km del percorso. Baldini scattò su una salitella al decimo e penultimo giro, lasciando sul posto gli avversari. Un’accelerata perentoria, che non ammise replica alcuna. Al traguardo, l’azzurro arrivò con 1’ 59” sul secondo, il francese Arnaud Geyre, vincitore di una volata a quattro.
Olimpiadi di Melbourne - 7 dicembre 1956 - Ercole Baldini sul gradino più alto del podio
«Quando noi corridori eravamo già saliti sul podio, e la nostra bandiera sventolava sul pennone più alto, ce ne stavamo tutti in attesa che suonasse l’Inno di Mameli. Passarono parecchi secondi, ma l’inno non partiva, non partiva… Allora un italiano tra i presenti cominciò a cantare Fratelli d’Italia, poi si aggiunsero tutti gli altri, e anch’io cominciai a cantare dal podio. Insomma, finì in gloria, con quest’inno che ufficialmente non c’era e che ci facemmo da noi, diciamo così, in casa. Furono attimi emozionanti, piangevano tutti e naturalmente mi commossi anch’io. Il canto finì quasi soffocato nei pianti: un episodio toccante, che rese la vittoria ancora più bella. Tra l’altro non si è mai saputo perché non si trovasse l’inno. Forse avevano perso il disco, o si era rotto, chissà». Una storia che sa di antico. Una storia di Melbourne, 1956. Gli emigranti, uomini lontani migliaia di chilometri dal proprio paese e dalla propria gente, ma che proprio per questo dell’Italia volevano ancora catturare l’anima. Vederne la bandiera salire e poterne cantare l’inno regalò loro una rivincita che valeva tutta una vita: Baldini questo lo sa oggi come allora, e ne conserva intatta la fierezza, come sentiremo nell' intervista qui sotto. 
