Il rosso amaranto della Wilier Triestina ritorna in gruppo al 99° Giro d'Italia che partirà dall'Olanda e più precisamente da Apeldoorn ,nella provincia di Gelderland , con la prima tappa, un cronoprologo di 9.8 km. La lotta contro le lancette si svolgerà su un percorso cittadino ad Apeldoorn , venerdì 6 maggio. Il giorno prima, sempre ad Apeldoorn, nel tardo pomeriggio, le maglie della Wilier Triestina sfileranno sul palco per la presentazione delle squadre al via della corsa rosa. Quella sarà la prima apparizione pubblica davanti ai tifosi della nuova maglia che indosseranno i corridori della Wilier – Southeast con Filippo Pozzato, Jakub Mareczko, Manuel Belletti, Julen Amezqueta, Liam Bertazzo, Matteo Busato, Daniel Martinez, Cristian Rodriguez, Eugert Zhupa, questi i nomi dei 9 atleti che parteciperanno al Giro.Una linea verde per la Wilier – Southeast che presenterà al Giro d'Italia un gruppo molto giovane e ambizioso con l'obiettivo di centrare una vittoria di tappa. La squadra, che verrà diretta dai DS Luca Scinto e Serge Parsani, avrà in Filippo Pozzato l'uomo faro che arriva alla sesta partecipazione alla Corsa Rosa nella quale ha conquistato anche una tappa nel 2010. Come Pozzato in quell'edizione riuscì ad imporsi in una tappa anche Manuel Belletti sarà una delle punte veloci della formazione assieme a Jakub Mareczko che, dopo la recente vittoria in Turchia, si appresta a vivere il suo primo Giro d'Italia. Seconda partecipazione invece per Eugert Zhupa e Matteo Busato con quest'ultimo che l'anno scorso andò vicinissimo alla conquista di una tappa e che quest'anno ha dimostrato di saper combattere ad armi pari con i migliori su tutti i terreni conquistando ben otto top 10. Oltre al già citato Mareczko sono quattro gli esordienti a cominciare da Liam Bertazzo, medagliato su pista, per continuare con il nostro terzetto di giovani scalatori formato dal colombiano Daniel Felipe Martinez, che debutta a soli 20 anni, e dagli spagnoli Julen Amezqueta e Cristian Rodriguez.
La storia delle maglie rosso amaranto della Wilier Triestina ha corridori famosissimi del passato che la indossarono, Giordano Cottur , Alfredo Martini, Tony Bevilacqua e Fiorenzo Magni. Su quelle bici pedalarono atleti quali Marco Pantani ed Alessandro Ballan
Tornando al presente l'anteprima delle nuove maglie e dello sponsor Wilier che diventa il primo nome trasformando così a Rossano Veneto, nella sede della Wilier Triestina che festeggia ques'anno il suo 110 anniversario, essendo nata nel 1906. Wilier è l'acronimo di W Italia LIbera E Redenta, infatti in quegli anni la provincia di Vicenza e Bassano del Grappa , dove nacque l'azienda, non erano lontani dai confini con l'impero austro-ungarico.
Era invece il 1946 quando Wilier Triestina esordì nel mondo del ciclismo professionistico. Una scelta importantissima per l'epoca, facendo partecipare i corridori al primo Giro d'Italia del dopoguerra tornava, cucito sulle maglie rosso amaranto dei corridori quella W del W Italia LIbera E Redenta che aveva un significato importantissimo perchè, mentre l'Italia era tornata libera dal nazifascismo, Trieste era ancora territorio conteso tra Italia ed Jugoslavia e, per quel Giro era prevista la tappa da Rovigo a Trieste.
Quello che leggerete qui sotto è tratto dal libro di Roberto Degrassi, Trieste in maglia rosa, Luglio editore, 2014Il mondo, talvolta, è dei sognatori. E la Wilier Triestina è essa stessa un sogno. Un manipolo di uomini si coalizza, non c'è bisogno di molte parole. Giordano Cottur, fermato dalla guerra, vuole rimettersi in gioco. Ha 32 anni ma ha ancora lo spirito di un guerriero e l'intraprendenza di un ragazzino alle prime armi. C'è una sola tappa che per lui conta: la Rovigo-Trieste. Ma il giorno prima del via è come se il mondo gli fosse crollato addosso: motivi di opportunità consigliano gli organizzatori di rivedere i piani e sopprimere l'arrivo triestino. La frazione che partirà da rovigo si concluderà a Vittorio Veneto. La reazione di Cottur è rabbiosa: vince di potenza la prima tappa Milano-Torino. Un triestino in maglia rosa. Mai un ordine di arrivo è stato tanto applaudito. Il direttore della Gazzetta Roghi sintetizza il pensiero di tutti: >.
Le diplomazie, intanto, continuano a lavorare, da Trieste i rappresentanti del GMA raccontano della speranza tradita di una città e di una possibile strumentalizzazione. L'Italia che trascura Trieste potrebbe diventare un facile argomento per la propaganda filo-titina. Gli organizzatori non aspettavano che questa richiesta. La Rovigo-Vittorio Veneto sparisce, si torna a Trieste e stavolta non ci saranno ripensamenti.
Da Rovigo a Trieste è un rettifilo ininterrotto. Cottur già una volta, anni prima, si è inventato una vittoria dal niente nella sua città. Ha una voglia che se lo mangia vivo, qualcosa improvviserà. I compagni della Wilier Triestina sono lì per aiutarlo. Cervignano, campi di Granoturco ai lati della strada che passa via veloce. Pochi chilometri e si entrerà nella zona A, poi la costiera e infine l'arrivo a Trieste I pensieri accompagnano le pedalate. Il ponte sull'Isonzo, sullo sfondo le alture del Carso, Cottur allunga. Un paio di corridori lo raggiungono, si rialza, pronto a riprovarci. E invece a Begliano si scatena l'inferno. Qualcuno, nascosto tra i campi, scaglia pietre. I sassi diventano sempre più numerosi e sempre più grossi. Alcuni corridori tentano di frenare, cadono travolgendone altri. Sconcertati, i ciclisti risalgono e riprendono la strada. Pochi metri ancora e davanti ai loro occhi trovano massi in mezzo all'asfalto e bidoni e pezzi di filo spinato. Dai campi dove erano rimasti acquattati, emergono alcuni ragazzi. Volano altre pietre. “Il Giro non deve arrivare a Trieste”. Il servizio d'ordine non ha bisogno di spiegazioni per capire: dietro l'assalto ci sono i filo-titini che voglioni impedire l'ingresso della carovana a Trieste, solo molto più tardi si saprà il nome dell'ideatore dell'agguato: il leader del Fronte di Liberazione Franc Stoka.
Dopo i sassi, gli spari, dai campi, dalla strada. Gli uomini dell'assalto ora ricorrono al fucile. Gli agenti che scortano i corridori rispondono al fuoco, un poliziotto rimane ferito. I ciclisti cercano riparo, qualcuno si butta in un covile, Bartali si rifugia sotto una Millecento, Coppi si mette in salvo. Altri hanno sulla faccia insanguinata i segni della sassaiola. Le pallottole della polizia disperdono i delinquenti. Corridori ed organizzatori si guardano l'un l'altro... che fare? Gli atleti sono sotto choc, alcuni ciclisti sembrano impietriti, appoggiati alla bicicletta con gli occhi sbarrati e un filo di respiro. Giordano Cottur marca dappresso gli organizzatori: “Io a Trieste ci voglio arrivare”. Passano i minuti, le ore, la tappa ormai è compromessa. Chiuderla lì però significa darla vinta a chi ha voluto sfregiare il giro. A Trieste è dal mattino che hanno riempito l'ippodromo per aspettare i corridori. Si decide di non decidere. Annullato il significato sportivo, ognuno si regoli in coscienza. Partono i primi mezzi per Udine, partono anche i grandi, Coppi e Bartali. Giordano Cottur rimane impiantato in mezzo alla strada e insiste: “Io a Trieste ci voglio arrivare”. Suggerisce l'idea di mandare un atleta per squadra, un gesto simbolico per dimostrare l'attaccamento del Giro al pubblico triestino. Gli organizzatori tergiversano: non si può costringere un corridore ad affrontare rischi se non se la sente. Ma c'è chi si fa avanti: l'intera Wilier Triestina. Quello è un traguardo che va onorato, non arrivarci sarebbe un tradimento. Si aggiunge qualche altro ciclista. Alla fine si contano: sono in 17 Corridori e biciclette vengono sistemati sulle camionette dei soldati americani. La tappa è virtualmente annullata. Si corre solo per Trieste. I ciclisti vengono sbarcati a Grignano per completare il percorso fino a Montebello. Barcola, viale Miramare, la gente ai bordi della strada è impazzita. Una sfilata fino all'ippodromo? Forse, o forse no. Cottur aveva un sogno la sera prima: arrivare primo al traguardo. Il gruppo capirà. Attacca dove aveva previsto, non è una rasoiata feroce, gli altri non reagiscono. Qualche decina di metri che gli basta per arrivare per primo a Montebello. Un trionfo. L'estasi. Non si poteva rinunciare a una gioia così. Fiori, baci, occhi lucidi, applausi. Una città che diventa un infinito abbraccio per un uomo solo. Potenza dello sport: quell'omino lì in maglia alabardata sembra un gigante.
Bruno Roghi sulla Gazzetta scriveva: >.
